mito, folclore e storia della maschera di Arlecchino
Mostra personale di pittura di
Silvio Sangiorgi
Un amore antico per una “maschera” moderna
di Azzurra Piattella
Le opere di Silvio Sangiorgi, selezionate per la mostra allestita nel mese di febbraio 2023 e promossa dall’Inner Wheel di Latina, delineano un piano d’indagine nell’ambito del quale l’autore si muove, sperimenta e lavora da oltre sedici anni. La sua ricerca storico-filologica trova dunque espressione e si concretizza nei volti delle “sue” maschere, concedendo allo spettatore una possibilità di lettura “poliglotta” e multidisciplinare.
La stratificazione psicoanalitica che si condensa in queste opere (così come nelle poesie scritte dall’artista) veicola, attraverso le storie di Arlecchino e Arlecchina, un universo di sentimenti, di sensazioni e di percezioni senza età e senza epoca: i ritratti, sospesi tra allucinazione e veridicità dell’essere umano, lasciano trapelare inguaribili malinconie, vacue vanità, solitudini esistenziali, attese emotive, paure recondite, pantomimiche felicità e tragicomiche verità.
Tra gli elementi più sorprendenti di questa ricerca – che fluttua e viaggia sul binario della “Commedia dell’arte” – si posiziona, a mio avviso, la coinvolgente giustapposizione degli inevitabili rimandi all’antico, vale a dire a un passato intessuto attraverso i secoli (Sangiorgi ben sottolinea le ascendenze trecentesche e perfino antecedenti del suo Arlecchino, “compagno” di intramontabili avventure) e la modernità dei visi, delle fisionomie, di quei “movimenti dell’uomo” come direbbe Leonardo da Vinci, di quella mimica a tratti impenetrabile e a tratti fin troppo esplicita nella dimensione della reale (e non incarnata) fragilità terrena e di un malcelato edonismo.
E cosa dire della protagonista di questo “racconto espositivo”? Alla fine del Seicento (e già nel Cinquecento con diversa identità) Arlecchina debutta, entrando “in scena” a pieno titolo e iniziando a mostrare progressivamente, secolo dopo secolo, il talento autonomo di un carattere forte e ben tratteggiato e di una personalità che si distingue per le sue molte qualità, forse troppo a lungo ignorate.
L’Arlecchina di Sangiorgi è sovente raffinata, emancipata, a tratti seducente, sensibile, avveduta, sa custodire i segreti, sa essere interessante nella sua semplicità, talvolta ostentando la bellezza della sua intelligenza e l’eleganza dei suoi modi. Il suo essere compagna di Arlecchino (come suggerisce e rammenta il titolo della mostra), è “parte” tutt’altro che collaterale. Ha spesso un’aria ispirata e si pone a chi la osserva con una creatività matura, callida e sagace. Conosce le linee remote del suo passato, osserva il contemporaneo, ma guarda al futuro. Al suo fianco non possiamo non amare quell’Arlecchino bambino che Silvio Sangiorgi propone o anche l’Arlecchino adulto che filosofeggia, che resta in attesa pensoso, che intrattiene il pubblico con spontaneità fanciullesca o con scaramantica serietà. Sono entrambi – Arlecchino e Arlecchina – comprimari di scena, l’uno al fianco dell’altra, anche se con ruoli, origini, cronologie e ragioni differenti e seppur ancorati inesorabilmente – nella loro rivisitata e decodificata modernità – ai propri rispettivi canoni estetici della tradizione.
Sangiorgi afferma che la “ventura” di Arlecchino (e forse, a maggior ragione, anche di Arlecchina) “ è ancora da scrivere e da ritrarre”. Certamente questa mostra contribuisce a modellare il futuro – ad oggi imprevedibile – di questo personaggio autentico e carnevalesco, nel quale probabilmente ognuno di noi può ritrovare una parte di se stesso, una sottile sfumatura del proprio essere, più o meno evidente, più o meno contorta, ma pur sempre autentica come contorto e autentico è il teatro della vita.
Per quanto mi riguarda, questo è per me un casuale quanto romantico ricongiungimento con la maschera di Arlecchino. In occasione di una mia conferenza sull’arte di Pablo Picasso e la realtà parigina nei primi decenni del XX secolo, tenuta analogamente a Latina nel 2009, ebbi modo di avvicinarmi all’ingegno proteiforme di questo personaggio. Oggi, a distanza di molti anni, si riaffaccia “in palcoscenico” questa figura che, presente per molti – me compresa – sin dalla prima infanzia, non ci abbandonerà mai se sapremo cercarla, amarla e apprezzarla proprio per quella sua improvvisata e superficiale “innocenza”, per quel suo modo pseudoleggero e straordinariamente autoironico di vivere l’esistenza.

Azzurra Piattella
Conservazione dei Beni Culturali
(Storia dell’Arte Contemporanea)
Autrice di saggi critici, di monografie e di cataloghi d’arte.
Scrittrice, docente, curatrice di eventi espositivi, di progetti
museali, di conferenze e di presentazioni presso istituzioni pubbliche e private in diversi Paesi europei.
Dal 2007 collabora con la Fondazione Roffredo Caetani onlus (dal 2013 è membro del Consiglio Generale e, dal 2023, della Consulta Onoraria).
Attualmente ricopre anche il ruolo di Executive Board member in qualità di Public Relations Officer presso International Women’s Contact The Hague (Olanda).
Alcune opere in mostra
IN COMPAGNIA DI ARLECCHINA
mito, folclore e storia della maschera di Arlecchino
di Silvio Sangiorgi
Il ruolo di Arlecchina è quello della servetta che aiuta con ogni sorta di stratagemma i sotterfugi amorosi della padrona, conducendoli a lieto fine. È impertinente, adulatrice, maliziosa e scaltra, è speculare ad Arlecchino, che come personaggio è molto più antico, di cui quasi sempre è l’Amorosa o la moglie, come Pierrette lo è di Pierrot.
Arlecchina è parte di una grande rivoluzione nel mondo del teatro che è la Commedia dell’Arte: le donne che fino a quel punto si erano potute esibire solo come balie, nutrici e cantanti del coro, iniziano a dare prova della loro bravura non solo in Italia, ma in tutta Europa con un grande impatto sul pubblico. Gli intrecci e contrasti che vengono portati in scena sono compiuti da tipi comuni come il truffatore, il disperato, il seduttore impenitente, gli amorosi, servitori e servette che parlano e agiscono allo stesso modo del pubblico che li guarda, dando vita alla partecipazione attiva di quest’ultimo e alla “rottura della quarta parete”.
Il personaggio di Arlecchina nasce nel 1695 a Parigi ed è connaturato a quello di Colombina, fidanzatina storica di Arlecchino. Il consenso del pubblico è immediato, visto il già grande successo del suo amoroso a teatro, nelle fiere e nei carnevali di cui è la vedette, prendendone il nome, la maschera nera e il costume a losanghe o come scrive Michelangelo il giovane, pronipote del più famoso Buonarroti, «a scacchi, a lune, a grilli, a zannetti, a bertucce».
Dell’etimologia del nome ancora non vi è certezza, quasi sicura la sua radice germanica che fa riferimento a un esercito (Heer) e ai suoi componenti armati (thing), o dal “gioco della schiera” (harjaleika) (battaglia) da cui è derivato herlechinus “membro del gioco della schiera” (guerriero), trasformato con il passare del tempo in nome proprio, perdendo il significato originario.
Le prime tracce letterarie risalgono a un periodo fra l’XI e il XII secolo e vedono Arlecchino protagonista della mesnie Hellequin, masnada di anime dannate dell’eterna “caccia selvaggia”; nel 1276 è lo sciocco buffone che indossa una maschera con un grugno diabolico nel dramma satirico Le Jeu de la Feuillée; all’inizio del 1300 è Alichino, diavolo dell’Inferno dantesco, dove insieme ad altri nove fa da scorta a Dante e Virgilio nella bolgia dei barattieri; è il ballerino saltellante chiamato Arlechino, Zanni, Pulecenella, a seconda del luogo, delle mascherate invernali; è lo Zani in seconda dei tanti canovacci della Commedia dell’Arte. È il protagonista, insieme ad Arlecchina, di questa mia mostra, mandato a vivere come un essere umano e vive le sue avventure come può.
Quel che è certo è che la “ventura” di questo personaggio è ancora da scrivere e ritrarre.
(Si ringrazia la prof.ssa Annalisa Sangiorgi per l’aiuto nella stesura di questo articolo).
HOTEL EUROPA
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Novità! Quaderno n. 1
Il progetto Arlecchino di ventura racconta una storia: il protagonista, Arlecchino, mandato a vivere come un essere umano, vive le “avventure” come può. SCOPRI DI PIÙ
Novità! Quaderno n. 2
Dietro le quinte si sta divisi dalla pista, ma si sentono i rumori, gli odori, l’elettricità.
Attesa in piedi, seduti, accovacciati; soli o in compagnia cosa fanno? SCOPRI DI PIÙ