di Silvio Sangiorgi
Il ciclo pittorico Arlecchino di ventura racconta una storia impensabile alla nascita nel 2007.
La ventura, che significa «le cose che verranno», lo presenta attuale più che mai e con molto ancora da dire: il futuro non è più così lontano, è già domani per chi vacilla.
Arlecchino? È il protagonista mandato a vivere come un essere umano e vive le “avventure” come può.
Questa è l’idea da dove sono partito, ma se un tempo le storie raccontate erano il “punto”, ora il punto è l’attesa del futuro.
Allora che fare?

Lo chiediamo a una margherita?

Una margherita simbolo dell’amore fedele e della pazienza può aiutare, mah!
Allora, Arlecchino al tempo del coronavirus?

A spasso!
Chi muta paese, muta ventura. Così dice un proverbio e nel mio mestiere è verità assoluta, ma con il divieto di circolazione no se pò fa nagott (non si può fare niente).
Altri ritratti, realizzati in tempi non sospetti, sembrano conoscere il futuro.


Altri lo vivono con preoccupazione.


Ci sono alti e bassi. Tra le storie felici c’è il momento del “complimento”: tempo che un artista prende per ricevere gli applausi.


Tra i momenti bassi.


Ma siccome al peggio non c’è mai fine, ecco gli antenati diabolici!


Queste sono solo alcune delle storie che ho raccontato in questi quattordici anni, molte altre sono da scoprire.
Una storia ancora? Allora, questo è il primo ritratto di Arlecchino. È un uomo maturo, che conosce la storia e sa raccontarla.

Mi congedo dicendovi: «Tirèmm innanz». (Andiamo avanti)
Tutte le opere del ciclo pittorico “Arlecchino di ventura”




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