In testa si può mettere tutto: cappelli, berretti curiosi, anche strane idee.
Senza eccezioni, sempre, con eleganza e mistero.
PARTE PRIMA
Presente in tutte le culture è simbolo dai molti significati. Se da una parte il cappello tiene segreto il capo, dall’altra svela un capriccio del volto, una seduzione, una sfida. È espressione di riserbo, timidezza e ambiguità; è simbolo di potere, appartenenza ed emancipazione. È l’unico capo di abbigliamento che deve essere tolto secondo l’avvenimento, la musica, l’ora del giorno e all’entrata di una donna. Il cappello può essere portato inclinato verso l’alto a indicare apertura, verso il basso a indicare mistero e sulle ventitré: vezzo ribelle al tramonto e non solo.
Il potere, la ricchezza e il successo sono stati rappresentati da grandi abiti e accessori, non solo in senso artistico, ma anche della misura: calzature con suole alte, gonne dai fianchi enormi o con il sellino, spalline, veli e mantelli. Il cappello non è stato da meno: larghissimo, altissimo e ricoperto da ogni sorta di tessuto, animali imbalsamati e fiori, compresi sistemi di irrigazione per tenerli freschi; elmi, chiome posticce, piume e corone innalzano il sovrano sopra le folle. Più su, l’aureola, a batterli tutti.
Gli antichi Egizi portavano parrucche e barbe in crine tinto, lembi di stoffe preziose ricadenti sulle spalle laminate in oro, fermagli, pettini, diademi con teste di serpenti o avvoltoi e fiori di loto. Greci, Etruschi e Romani usavano nastri, retine, ghirlande, coroncine, spilloni e lunghe trecce di capelli arrotolate. In Oriente bastoncini di giada e avorio decorati a intarsio e lunghi ed elaborati pendagli partivano dalla sommità della testa e ricadevano lateralmente fino ad arrivare sulle spalle. Gli Aztechi stringevano insieme capelli e strisce di stoffa colorata in trecce, le cui punte sporgevano ai lati del viso, nappe e pennacchi di penne lunghe e sottili. I nativi americani legavano con piccole strisce di cuoio piume d’aquila. Gli africani ricoprivano i loro capelli di fanghi colorati, piccoli ossi, perline e foglie.
Di pelliccia, paglia, lana, feltro, panno, seta, carta o bambù, cappelli e berretti sono stati indossati da tutti i popoli in ogni tempo.
Che siano decorazioni, oppure oggetti d’abbigliamento, hanno identificato mestieri e gruppi sociali, personalità e vezzi, riparo e galanteria.
Tra i copricapi più antichi c’è il berretto: di pelliccia, lana o cuoio, è usato all’inizio con funzione di difesa dagli agenti atmosferici, per divenire poi simbolo di libertà come il pileo e il berretto frigio.
PILEO
Usato dai desultores (acrobati equestri), muratori e marinai.

BERRETTO FRIGIO
Lo indossa il dio Mitra, la Marianne, rappresentazione allegorica della Repubblica Francese nel dipinto La liberté guidant le peuple di Eugène Delacroix, museo del Louvre. Per chi ha vissuto gli anni ’80, è il berretto dei Puffi.

I modelli di berretti (ingl. beanie, sp. gorro, fr. bonnet, ted. kappe) sono tantissimi.
Ecco una piccola selezione.
BERRETTO DI LANA
Chiamato anche zuccotto, non va confuso con lo zucchetto, che è il copricapo di papa Francesco e degli ecclesiastici.

BERRETTO A PAN DI ZUCCHERO
È il copricapo di Pulcinella e Giangurgolo, maschere della Commedia dell’Arte.


BERRETTO DA MARINAIO
È il berretto del personaggio cult Corto Maltese.

BERRETTO DA FRANCHIGIA
Chiamato anche “pizza” è parte dell’uniforme ordinaria dei marinai.

BERRETTO CACIOTTA
È un berretto (ingl. dixie cup) estivo da marinaio ed è indossato dal grande Popeye (Braccio di Ferro).

BERRETTO DA FUMO
Chiamato anche berretto del pensatore, era, come dice il nome, usato dagli uomini per fumare. È diventato famoso in Italia perché indossato da Giuseppe Garibaldi.

BERRETTO DA FATTORINO
È il berretto (ingl. bellboy cap/bellhop cap) del famoso personaggio dei fumetti belga Spirou.

BERRETTO DI CARTA
È il berretto fatto con le pagine del giornale, spesso portato da muratori e imbianchini – è anche un bel ricordo di mio padre che me lo faceva da piccolo.


BERRETTONE
Di notevole altezza è indossato come parte dell’uniforme militare cerimoniale. Il berrettone (ingl. bearskin) del “tamburo maggiore” (direttore della banda musicale) è un simbolo, specialmente nelle marching band.


BASCO
Il moderno basco (sp. boina, fr. béret basque, ted. baskenmütze, ingl. beret) è nato dalle popolazioni a ridosso dei Pirenei, ma i suoi antenati risalgono all’età del bronzo (3000 a. C – 1200 a. C.). È parte delle uniformi militari di tutto il mondo in diverse colorazioni. Se vi state chiedendo come si chiama il pippolino al centro del basco, ebbene il suo nome è “purillo”. Tra i più famosi a indossarlo: Rembrandt van Rijn, Odilon Redon e Pablo Picasso.


BUSTINA
Come copricapo militare (ingl. side cap, fr. bonnet de police, sp. gorro de cuartel) è parte delle uniformi di molte nazioni; come copricapo civile è indossato da cuochi e pasticceri. Può essere piegato e appiattito, i due lati maggiori sono semi rigidi e la sommità è a soffietto. È indossato dal premio Oscar Lee Marvin nel film cult “Quella sporca dozzina” (1967).

CHEPÌ
È un copricapo militare di forma cilindrica e con visiera. È indossato da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nel film campione di incassi “I due della legione” (1962) del regista romano Lucio Fulci, che anticiperà il filone delle commedie da caserma fortunatissima negli anni ’70.



COLBACCO
Chiamato in russo ušanka, è un copricapo sia militare che civile a forma di cilindro e rivestito di pelliccia; così lo conoscono un po’ tutti, ma nel tempo ha avuto dimensioni diverse come diversi anche i materiali. Tra gli autoritratti più famosi c’è quello di Umberto Boccioni: Autoritratto con colbacco (1908, Milano, Pinacoteca di Brera).

COPPOLA
Provvista di una piccola visiera con un bottoncino a pressione che la ferma alla cupola, può essere piatta e senza cuciture o a spicchi, più rotonda e imbottita. In uso sia tra gli operai, tanto che prenderà il nome di: driving cap (berretto da guida), baker boy cap (berretto da fornaio), newsboy cap (berretto da strillone); sia dalle classi più agiate come berretto sportivo per la caccia, l’equitazione e le gare di ciclismo e automobilismo. È sempre indossata dal cantante degli AC/DC Brian Johnson.


FEZ
Di forma cilindrica, rigido, solitamente rosso e con una nappa attaccata in cima. Molti lo ricorderanno, in veste leopardata, sulla testa di Howard Cunningham (Tom Bosley) nel celeberrimo telefilm “Happy Days”.

DEERSTALKER
– Dico solo Sherlock Holmes.

SCIACCÒ
Copricapo alto a cilindro con visiera, sia militare che civile. Oggi molto usato dalle bande musicali e dalle majorette.



Una piccola selezione di copricapi particolari.
MONTERA
Copricapo con cupola rotonda e protuberanze sui lati, di solito ricoperto da vello di pecora. Indossato da uomini e donne è parte del costume traje de luces.

TURBANTE
– Dico solo Sandokan.

BANDANA
Chi non è stato da piccolo pirata per un giorno?

CUFFIA
Copricapo aderente sia maschile che femminile già in uso nell’antichità. Una in lino è stata rinvenuta nella tomba di Tutankhamen. I Greci la chiamavano “cecrifalo”: di forma rettangolare poteva essere annodata sia sulla fronte che sulla nuca coprendo così l’intera capigliatura. Oggi, nel mondo dello spettacolo, è usata più che altro come sotto parrucca.



COPRICAPO DI PIUME
I copricapi piumati sono antichissimi e presenti in molte culture. Tra i più riconoscibili c’è il copricapo dei nativi americani e in particolare quello di Toro Seduto, capo tribù dei Sioux, che entra a far parte di questa storia perché si esibì nel circo Barnum con Buffalo Bill nello spettacolo “Wild West Show”.




I personaggi reali e di fantasia fanno parte del mio retaggio e spero siano di ispirazione anche per chi leggerà queste pagine. Nel circo, nel teatro e nel mondo dello spettacolo lavorano persone da tutto il mondo, in questo articolo lo abbiamo girato indossando berretti e cappelli, che tanto mostrano quanto celano.
Chapeau!
FINE PARTE PRIMA
