Ritratti di dilettanti, esordienti, emergenti e professionisti dell’intrattenimento.

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C. scomparvero le numerose compagnie di attori della scena, sopravvissero solo i girovaghi noti come mimi, histriones e joculatores. Costoro si esibivano in piazze, giostre, banchetti e in tutte le occasioni utili a guadagnare qualche moneta o un po’ di cibo. Il giullare era il custode delle arti dell’intrattenimento, possedendo assieme le abilità del musico, cantastorie, ballerino, acrobata, giocoliere e molto altro.

A metà del ’500 una nuova produzione vivace, indeterminata e irrequieta incominciava ad animare i palcoscenici sia ricchi che poveri: nasceva la Commedia dell’Arte. Persone di diversa provenienza sociale si riunivano in compagnie di professionisti dando vita a spettacoli. Questa Commedia, dal carattere nuovo, non imitava, ma rinnovava l’unicità che univa tutte le forme di spettacolo di ogni tempo, l’Uomo: santo e profano, vivo e morto, magico e reale, pacifico e battagliero, confondendo il ridicolo con il serio.

Nella seconda metà del ’700 una mescolanza di generi spettacolari segnerà la nascita del Circo moderno, il cui contenuto proteiforme trovò espressione nella comicità dei clown, nei virtuosismi di corpo di trapezisti, acrobati, contorsionisti, equilibristi e funamboli. Delicati e precisi movimenti di ballerini, illusionisti, trasformisti, giocolieri, lanciatori di coltelli, e ancora ammaestratori, trampolieri, mangiatori di fuoco, burattinai, prestigiatori, lottatori, mimi e ancora e ancora, furono la prima forma di spettacolo popolare dal vivo a cui ancora oggi ognuno di noi può assistere.