SILVIO SANGIORGI. L’ARTE È RICERCA SULL’UOMO

di Luigi De Angelis

intervista da
La Notizia Condivisa

Silvio Sangiorgi - Mostra "Il Ritratto, sta in far sì che tutto sia finto ma paia vero"
Foto di Ignazio Romano

In occasione della mostra personale di pittura “IL RITRATTO, sta in far sì che tutto sia finto ma paia vero“, 20 – 28 maggio 2023 presso Il Vello d’Oro Bar “Sala Argonauti Poiesis”, P.zza IV Novembre, Sezze


SILVIO SANGIORGI. L’ARTE È RICERCA SULL’UOMO

di Luigi De Angelis

Silvio, tu sei un artista poliedrico. Il campo della tua espressione artistica spazia dalla narrativa alla poesia, fino alla pittura. Puoi raccontarci il tuo percorso di maturazione artistica e i punti di riferimento che ti hanno accompagnato in questi anni?
Sono un autodidatta, quello che so è frutto di sperimentazioni personali e di osservazioni: sperimentare tecniche, materiali e stili mi ha consentito di trovare il modo giusto per me; l’osservazione delle opere dei grandi maestri dal vero e quella virtuale guardando video, mi hanno aiutato a conoscere le tradizioni e le innovazioni. Nel tempo ho avuto diversi punti di riferimento, parlo dei grandi artisti noti e meno noti dell’arte figurativa e in particolare dell’arte del ritratto, che mi sono serviti di ispirazione per cominciare, poi la pratica costante mi ha permesso nel tempo di allontanarmi e trovare il mio segno.


Da qualche anno ti sei trasferito a Milano. Si tratta di una scelta che offre maggiori opportunità per chi vuole trovare la propria dimensione nell’espressione artistica?
Sono vent’anni che risiedo a Milano e non mi sono trasferito per lavoro, ma per amore. Ho cercato e trovato i miei spazi, ci è voluto tempo, costanza e ferma volontà contro i tanti no. Poi sono riuscito a entrare nella Galleria Ponte Rosso a Brera, che sta festeggiando i cinquant’anni di attività. È una galleria d’arte contemporanea che ha visto nel tempo diventare grandi maestri i primi artisti e continua a puntare sui giovani per garantirsi un futuro. Sono orgoglioso di essere un pittore-ritrattista della Ponte Rosso. Altrettanto orgoglioso sono della collaborazione con la ditta Cesare Crespi di Massimo Morlacchi, bottega di belle arti a Brera dal 1880, dove espongo i miei accessori su cui sono riprodotte le mie opere.


Hai raccolto importanti premi e riconoscimenti per la tua produzione artistica. Immagino che rappresentino soltanto delle tappe, uno stimolo ad andare oltre, a sperimentare e non certamente un punto di arrivo.
Sì, esatto. Premi e riconoscimenti sono importanti, mi hanno permesso di misurarmi con le varie realtà artistiche e mi sono serviti per trovare conferma delle mie scelte artistiche.


Accostandoci sia alle tue opere letterarie che alla tua pittura, la sensazione è che dietro c’è una ricerca meditata e approfondita, un indagare al di là delle apparenze, un “oltre” che ci solleciti a cogliere.
La ricerca è per me la base. Approfondire, meditare e rielaborare sono le costanti del mio lavoro. Le mie opere spesso ci osservano, siamo noi spettatori o attori? Consiglio di osservarle davanti, dietro e dentro, come dovremmo fare con noi stessi.


Cosa accomuna la tua scrittura e la tua pittura? C’è un filo rosso che le unisce?
Sì, il filo rosso è l’uomo. Ho sempre considerato l’essere umano il centro della mia ricerca: personale, come autorappresentazione; sociale, come indagine sul complicato mondo delle relazioni.


“Piazze, Corti, Piste, Palcoscenici” è un progetto su cui hai lavorato dal 2007 al 2019 e che poi hai portato alla tua mostra personale alla Galleria Ponte Rosso a Brera. Tu lo definisci un saggio storico e artistico sull’intrattenimento che parte dai mimi e dai giullari medievali fino ad arrivare al circo moderno e al teatro. Cosa ti ha motivato a concentrare la tua attenzione artistica su questo specifico ambito?
Le ragioni sono molteplici, tutte importanti. Forse le tappe salienti sono state il primo spettacolo cui ho assistito da bambino che è stato il Circo; il ricordo delle vacanze nei luoghi d’arte fatte con i miei genitori dove esploravamo luoghi di culto, piazze e musei; l’amore per il mondo dell’intrattenimento; la voglia di imparare l’arte del ritrattista di strada cominciando da quelle persone che in piazza si esibivano come acrobati, mimi, giocolieri e sputafuoco; la curiosità di scoprire la genesi di questi arti; in ultimo la decisione di prendere tutto questo e renderlo un progetto di lavoro e di vita.


Scrive Alessandro Serena nella prefazione al Catalogo della tua mostra alla Galleria Ponte Rosso di Brera: “[…] gli artisti dipinti ci guardano come a cercare conferma nei nostri occhi della loro esistenza. I ritratti composti dal pittore, infatti, non hanno una reale collocazione spazio-temporale, tantomeno un preciso riferimento geografico. Essi hanno però una ben definita disposizione ‘spirituale’ […]”.
Alessandro Serena è il direttore scientifico di Open Circus, un progetto sostenuto dal MIBAC, è l’organizzatore delle giornate di studio sull’Arte Circense all’Università degli Studi di Milano ed è scrittore, regista e produttore di show di teatro-circo. Sono stato invitato all’Università degli Studi di Milano in occasione di una di queste giornate e in questa circostanza gli ho chiesto di scrivere la prefazione del catalogo della mia mostra personale che ha ufficializzato il mio progetto di ricerca sulla figura dell’intrattenitore. Serena qui si riferisce al momento in cui io ritraggo molti dei miei personaggi, ovvero il momento subito prima o subito dopo l’azione, il dietro le quinte, dove si condensano emozioni, speranze e paure.

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Ringrazio l’avvocato Luigi De Angelis e il direttore responsabile de “La Notizia Condivisa” Alessandro Mattei per questo articolo e Ignazio Romano per il servizio fotografico


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